La ripresa 3D

 

Una prima metodologia, seguita per decenni e tuttora sostenuta da alcuni nomi prestigiosi statunitensi, prevede in ripresa la semplice “replica” dell'anatomia con un sistema di telecamere poste affiancate e parallele: questa tecnica permette buone riprese di tipo panoramico ma presenta grossi problemi in riprese con soggetti vicini: anche IMAX-3D® continua ad utilizzare sistemi di ripresa che sostanzialmente non si discostano dai primi "stereoscope" di oltre 160 anni fa. attività in Italia e all'estero.

In pratica si continua a replicare l’anatomia umana con due obiettivi affiancati ad una distanza di circa 6,5 cm. dei due assi interottici degli obiettivi (pari alla distanza interpupillare media umana).

Questo metodologia può apparire, in prima analisi, logica ed opportuna ma in realtà dimentica un fattore fondamentale della fisiologia umana: la limitata area dimensionale all’interno della quale possiamo percepire la distanza 3D (asse Z) senza l’ausilio della capacità dei bulbi oculari di modificare la convergenza variando l’angolo di parallasse.Infastti, osservando oggetti vicini questi appaiono sdoppiati alla nostra vista se manteniamo il puntamento visivo sullo sfondo senza attuare una correzione dell’angolo di parallasse. I nostri stereografi hanno sempre utilizzato strumenti di puntamento molto raffinati con tutti i movimenti necessari ad una perfetta collimazione.

Negli anni di attività in riprese stereografiche abbiamo evidenziato una problematica molto importante: in una scena dove siano presenti soggetti vicini e soggetti lontani (o quantomeno a distanze apprezzabilmente diverse) su quale piano si accentrerà l’attenzione dei numerosi spettatori presenti nella sala di proiezione? Probabilmente vi saranno diversi punti di attenzione scelti dagli osservatori. Conseguentemente su quale soggetto, vicino o lontano, attuerò la più opportuna convergenza?
Con soggetti vicini e soggetti lontani nella stessa scena occorre attuare dei compromessi: la capacità di elaborazione ed interpolazione del nostro cervello è eccezionalmente efficace nel sopperire a questi difetti delle informazioni che pervengono dai due occhi nel caso si utilizzino telecamere posizionate in modo fisso ma questo “sforzo” innesca progressivamente una forma particolare di fatica che può portare anch’esso a fenomeni di forte disagio in lungometraggi.

A questi problemi ora si pone rimedio, con risultati veramente entusiasmanti, solo con l’utilizzo di strumenti di puntamento estremamente raffinati che consentano collimazioni inusuali e critiche gestite con sette diversi strumenti di movimento (con conseguenti infinite combinazioni) per ottenere una corretta “parallasse mediana” su diversi piani di possibile attenzione dello spettatore.

Questa criticità molto alta nel puntamento di parallasse in scene con diversi piani porta a considerare come elemento ancora più importante la presenza di un esperto team di “stereografia” che gestisca queste attrezzature e possa “estrarne” i notevoli e suggestivi risultati che sono in grado di offrire.


 









 
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